home.jpg, 234kB
 HOME

“LE SETTE SECCHIE E I QUATTRO FIASCHI”

by AnnaMaria Tettamanzi




Nella fattoria di Gaspare, quella dai vasti campi di grano intorno, si lavorava sodo.
L’aia era sempre in gran fermento: contadini che andavano e venivano con gli attrezzi da lavoro sulle spalle, donne coi catini carichi di panni, galline che razzolavano qua e là pronte a far l’uovo, anatroccoli piumosi che imparavano a camminare, vecchi che raccontavano ai bambini antiche storie di saggezza e gatti pronti a far scappare i topi dai granai.
Tra i contadini però ce n’erano due, Poldo e Pando, sempre pronti a scansar le fatiche. Troppo bello sdraiarsi sui covoni a dormire anziché andarlo a tagliare, il fieno, insieme agli altri contadini. Troppo bello bersi il latte, pronto nelle tazze, senza mai andarlo a mungere.
Gaspare scuoteva la testa sconsolato nel veder quei ragazzoni, con le brache lunghe, già cresciuti da potersi trovar la fidanzata, che sembravano due bimbetti in fasce. Ma aspettava paziente: - Non tutti i frutti maturano insieme - gli diceva la sua vecchia mamma.
Accadde che nel mese d’agosto, di un anno che stava dando buoni raccolti, ci fu un gran caldo e di pioggia neanche una goccia. Il pozzo dell’aia restò a secco. I contadini dovettero andare così a prendere acqua all’altro pozzo, lontano dalla fattoria, posto nei pressi del fiume.
Carri e carretti uscivano dal cortile, carichi di grosse secchie vuote. Le secchie, essendo di lamiera, sballottandosi fra loro sembravano cantare allegramente, ma poi ritornavano colme d’acqua, quasi parlando sottovoce, come consapevoli del grande servizio che stavano facendo a persone e animali. Una sera, dopo che tutti gli animali erano stati abbeverati e che i contadini ebbero ben mangiato e ben bevuto, ci si avvide che Poldo e Pando stavano tornando in quel momento da una rilassante passeggiata. L’acqua era finita, tranne qualche catino di emergenza per la notte, perciò fu detto loro di andarla a prendere. Sette secchie erano pronte su un carretto a lato della fattoria.
Giunti lì, Poldo iniziò a dire: -Le secchie, che schifo, troppo grandi. Pensa Pando, come sarà dura tirare il carretto quando saranno piene! –
- È vero- aggiunse Pando- e se ne portassimo solo quattro?
- Troppo pesanti ancora. Tiriamole giù e cerchiamo qualcos’altro.
Mentre in malo modo appoggiavano le secchie sul terreno, videro vicino alla porta del granaio un largo cesto con quattro fiaschi, messi lì da impagliare. - Ho trovato! – esclamò Pando- Usiamo i fiaschi. Per noi l’acqua sarà sufficiente e gli altri…che si arrangino!
- Pesano meno della lamiera – sentenziò Poldo.
- Siamo furbi noi, altro che le secchie! I fiaschi ci vogliono, per risparmiar fatica!-
Detto fatto, caricarono il cesto. Impugnando ciascuno un bastone del carretto si misero allegramente in movimento. Non erano stanchi, dato che non avevano fatto niente tutto il giorno, quindi camminavano a passo spedito, anzi addirittura corsero per un bel pezzo e cantavano, cantavano, urlavano quasi, soddisfatti per la loro bella pensata.
Videro il pozzo. Il sole era appena tramontato. Si girarono a prendere i fiaschi: la cesta c’era anche se era finita in un angolo del carro ma i fiaschi…! Uno aveva uno squarcio sulla pancia, un altro non aveva più il collo, l’altro era rotto a metà e il quarto in frantumi.
Poldo e Pando non cantavano più. L’acqua del pozzo era profonda: serviva una secchia ma non ne avevano neppure una. Anche se i fiaschi non si fossero rotti, come avrebbero fatto a calarli nel pozzo? A volte quella che sembra furbizia è solo l’ignoranza degli sciocchi.
Poldo e Pando arrivarono alla fattoria che ormai era notte dopo che un gufo li aveva fatti quasi svenire dalla paura.
Cosa ne dite: avranno imparato la lezione?
Meglio sette secchie robuste che quattro fragili fiaschi!!!

(di Anna Maria Tettamanzi - 2005)